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"La montagna capovolta"



l libro “La montagna capovolta” è stato scritto da Francesca La Mantia ed è stato pubblicato dalla casa editrice Gribaudo nel 2021.

Il libro narra la storia della vita di Rocco, il padre di Caterina, una nonna meravigliosa che racconta i fatti della sua vita al nipotino di dodici anni, che pure si chiama Rocco, in ricordo del suo bisnonno che non ha mai conosciuto. Caterina, donna dolce, coraggiosa e fiduciosa, decide di far conoscere la storia di suo padre attraverso un viaggio nella "Montagna capovolta”, sulla Maiella a Lettomanoppello. Rocco è molto curioso e alla fine del racconto scopre com’era il mondo cinquant'anni prima, quando gli italiani iniziarono ad emigrare. Tra loro c’era anche sua nonna che, con la sua famiglia, era emigrata in Belgio, a Marcinelle.

Quando Caterina aveva dodici anni era stata costretta ad andare a vivere in Belgio in cerca di una vita migliore, mentre suo padre, partito un anno prima di lei, intanto aveva trovato un lavoro in una miniera per mantenere la famiglia; a quel tempo vivevano in case di lamiera con due stanze, che in passato erano state utilizzate come prigioni per i soldati russi. Caterina andava anche a scuola, in una classe con compagni di Paesi stranieri o italiani come lei separandoli dagli scolari belgi. Si sapeva che questi ultimi prendevano in giro gli stranieri, dicendo che puzzavano o che erano sporchi e chiamandoli con soprannomi come “Maccheroni marci”. Alla nonna questo era capitato molte volte, quando, essendo molto brava, era stata spostata in una classe dei suoi coetanei belgi.

Gli stranieri venivano considerati inferiori da tutti, o meglio, quasi da tutti: infatti, Caterina a scuola era stata protetta e sostenuta da una ragazzina belga e da quel momento esse strinsero un’amicizia così profonda , tanto da diventare socie nel lavoro da adulte.


Mentre la nonna racconta la storia, Rocco parla un po’ della sua vita a scuola e si rende conto di quanto il giorno d’oggi sia migliore rispetto a cinquant’anni fa. Da Caterina apprende anche molte cose che a lei erano state trasmesse dal padre, come l’amore per la montagna, il saper riconoscere le stelle e nuotare: le sembra proprio che suo nipote abbia gli stessi modi di fare di suo padre.

Rocco è molto curioso di conoscere la storia del suo bisnonno, tanto che vuole ritrovare la “Lanterna magica”, con la quale il minatore si proteggeva dal “Mostro Grisù”.

Caterina era molto legata al padre: lo si capisce dalla dolcezza con cui racconta la storia del suo passato al nipote.

Il giorno del suo dodicesimo compleanno, il 7 agosto del 1956, Caterina non voleva festeggiarlo perché tutta la famiglia era occupata in casa, mentre suo padre decise comunque di farla felice, portandola al cinema. Per lei quella sera fu molto significativa perché sentì forte l’affetto di suo padre per lei e soprattutto perché quella fu l’ultima volta che lo vide: il giorno seguente Rocco sarebbe morto asfissiato nella miniera di Marcinelle, a causa di un incendio.

Rocco rimane molto colpito da questo fatto e, mentre con la nonna continua il viaggio, trova la “Lanterna magica” sotterrata da Caterina cinquant’ anni prima: è ancora funzionante e la nonna decide di regalargliela perché con quella possa dissipare le sue paure e ricordarsi sempre del suo bisnonno Rocco, che aveva dato la vita per la sua famiglia e che diceva che la miniera era solo una montagna capovolta sulla cui cima splendeva la luce.



LA TRAGEDIA DI MARCINELLE

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale in Italia c’era bisogno di cibo, ma anche di carbone, la principale fonte per produrre il calore. Per questo l’Italia aveva stipulato un accordo con il Belgio: gli italiani avrebbero lavorato nelle miniere belghe in cambio di un pacco di carbone per ogni ora di lavoro. Ai due Paesi non importava come venivano trattati i minatori, se avevano caldo o freddo, se avevano fame o se erano in pericolo di vita a più di tremila metri di profondità: i minatori avrebbero comunque avuto un lavoro, una casa per la loro famiglia e anche una pensione.

Per lavorare in miniera venivano scelti solo gli uomini sani.

Chi si recava in Belgio era convinto di poter avere una vita migliore, ma non sempre era così: i migranti venivano fatti viaggiare in treni al buio, senza far vedere i panorami, in modo da ingannarli.

L’incidente avvenuto nella miniera Bois du Cazier, noto come “La tragedia di Marcinelle”, accadde l’8 agosto del 1956. In esso morirono duecentosettantacinque uomini ed è stato causato da un cavo tranciato dal quale fuoriuscì un gas tossico e infiammabile, il Grisù, che provocò un incendio in miniera e il soffocamento dei minatori.

Il giorno 26 novembre 1956 ci furono i funerali dei minatori. Il responsabile dell’incidente non fu mai condannato e i familiari delle vittime non ebbero mai ottenuto giustizia.

Nell’incontro del 6 novembre 2021 presso la scuola secondaria Patrizi, la scrittrice Francesca La Mantia, sollecitata dalle domande degli studenti recanatesi, ha spiegato i motivi principali per cui ha scritto questo libro:

  • far capire che cosa capitava cinquant’anni fa agli stranieri;

  • far sì che tragedie simili non accadano mai più;

  • far conoscere la storia a tutti, anche a bambini e ragazzi

Anche oggi gli stranieri svolgono lavori faticosi, che gli italiani si rifiutano di fare, non guadagnano molto, ma fanno di tutto per sopravvivere e avere una vita migliore.


Amanda M., cl. 2A


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