Come lavora lo storico
Qualche settimana fa abbiamo incontrato nella sua casa lo storico Marco Moroni, che si occupa di storia locale ed ha scritto circa trecento articoli e una trentina di libri. Nel maggio 2018 ha pubblicato un volume sulla storia medioevale di Recanati di oltre quattrocento pagine: " Recanati in età medioevale" edito dalla AndreaLivi. Siamo stati accolti da lui e da sua moglie con gentilezza e disponibilità e, dopo le presentazioni, siamo stati fatti sedere nel soggiorno ed è iniziata l’intervista. La prima domanda posta è stata: “Come lavora uno storico?”
Il professor Moroni ha iniziato a spiegare che il suo lavoro si basa specialmente sulle fonti e sui documenti, i quali si possono dividere in due tipi, quelli recenti che si trovano nella biblioteca (alcune volte per non andare sempre in biblioteca si è fatto inviare delle fotocopie a pagamento a casa per leggerle con più calma), che sarebbero i libri scritti da altri storici, dette di seconda mano, e quelle del passato, che si trovano negli archivi e chiamate di prima mano.
La storia locale per essere studiata deve essere collocata in una cornice ampia; se, ad esempio, si sceglie di studiare Recanati nel Seicento, lo storico deve approfondire quello che succede intorno in quel periodo: nelle Marche, in Italia, nell’Adriatico… Inoltre si debbono analizzare i diversi punti di vista degli individui, paragonarli e guardare anche le cause e gli effetti, perché ogni fatto ha qualcosa che lo ha preceduto, preparato e quel fatto provoca delle conseguenze. Lo storico indaga un tema e, se su quell’argomento non ci sono documenti, si fanno comparazioni, ad esempio Recanati può essere studiata confrontando la sua storia con quella di Osimo o Ancona. I documenti devono essere collocati nel periodo e nel luogo giusto e per questo è fondamentale il lavoro di comparazione con documenti e fonti che si ipotizza siano dello stesso periodo.
Parlando di documenti e di fonti si è arrivati ai frammenti di vasi, brocche e piatti ritrovati dallo storico attorno alle mura di Recanati risalenti al 1300\1400. Moroni ci ha mostrato anche resti di pavimenti romani. A proposito ha indicato in un libro alcuni particolari di vasi ritrovati nella cisterna di Loreto costruita nel 1421 per filtrare l’acqua rendendola potabile.
Le principali fonti storiche di prima mano riguardanti Recanati sono: l’archivio comunale, l’archivio diocesano, che si trova vicino al Duomo San Flaviano, l’archivio dell’IRCER, (Istituto Riunito Cura e Ricovero), l’archivio dell’ospedale. Esistono poi gli archivi privati che appartengono a famiglie.
Alla domanda: “Quali le sembrano le scoperte più interessanti che ha fatto studiando la storia di Recanati?”, lo storico ha risposto che una delle cose più importanti che ha scoperto è il trattato commerciale del 1206 di Recanati con Ragusa, oggi Dubrovinik, città della Dalmazia vicino al Monte Negro in Croazia. Questo trattato testimonia l’importanza di Recanati nel Medioevo. Infatti Recanati è stata elevata a città dal Papa nel 1240; già nel 1199 si scontrò con il comune di Osimo, alleato con I signori della Marina, e ne uscì vincitrice. Qualche anno dopo venne costruita la torre di Montefiore davanti a Monefano, castello appartenente a Osimo, per il controllo della zona.
Finita l’intervista ci si siamo spostati nello studio dello storico per visitarlo. La stanza era piena di libri messi in ordine e accostati. Negli scaffali se ne trovavano moltissimi in doppia fila. La moglie del professor Moroni è intervenuta dicendo che il marito possiede tanti altri libri in garage, lungo le scale e in altri posti nella casa.
Elena Obadon, Filippo Savoretti