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La sinagoga di Pesaro


Un’occasione per conoscere le tradizioni ebraiche e le discriminazioni subite dagli ebrei in passato, ma anche la scoperta di una possibile e proficua convivenza tra ebrei e cristiani.


Il giorno 23 gennaio 2018 gli alunni delle classi terze della scuola media “Patrizi”, all’interno delle attività previste per la celebrazione della Giornata della Memoria, hanno visitato la sinagoga di Pesaro.


La sinagoga sefardita (di culto spagnolo) è stata edificata nel XVI secolo, quando il duca di Urbino decise di accogliere nel territorio di Pesaro una comunità ebraica che, nel clima intollerante della Controriforma, era stata cacciata dalla Spagna.


La presenza degli ebrei, abili commercianti, fece rifiorire la città e il porto di Pesaro, tanto da farlo diventare, in breve tempo, il secondo porto italiano dopo Venezia. Gli ebrei risiedevano liberamente nei vari quartieri della città e convivevano pacificamente con la popolazione locale.

Le cose cambiarono alla morte dell’ultimo duca di Urbino nel 1631: il territorio passò sotto il controllo della Chiesa che ordinò la costruzione di un ghetto, nel luogo più degradato della città. Esso sorgeva, infatti, al di fuori del centro, in fondo ad una discesa dove la pioggia accumulava rifiuti di ogni genere. Qui gli ebrei erano sottoposti a rigide costrizioni, che dovevano essere ribadite più volte dalle leggi, in quanto la popolazione locale nonostante le prescrizioni continuava ad avere rapporti di buon vicinato con gli ebrei.

Vista dall’esterno la sinagoga non sembra un luogo di culto e anche all’interno; al piano terra, presenta gli spazi di una qualsiasi abitazione (bagno, cucina..). In una zona appartata si trova la vasca della purificazione che veniva riempita da acqua corrente dove si immergevano tutti coloro che erano impuri (ad esempio il medico venuto a contatto con un cadavere o la donna dopo il ciclo mestruale).



Nella cucina c’è il forno per la cottura del pane azzimo: nel giorno della Pasqua ebraica, infatti, gli ebrei non possono mangiare il pane lievitato e per evitare che il pane azzimo venga a contatto con le briciole del pane lievitato cotto a casa, questo viene portato nel forno della sinagoga dove si cuoce solo pane azzimo. Al primo piano si trova la sala della preghiera, oggi quasi interamente spogliata degli elementi decorativi perché essa non è più in uso.


I sedili sono disposti lungo il perimetro della stanza, per avere lo sguardo verso entrambi i punti importanti del culto che si trovano sui lati corti della stanza: l’armadio che custodisce la Torah e il pulpito da cui veniva letta, appunto, la Legge. Uomini e donne pregavano in ambienti comunicanti ma separati da grate, per evitare distrazioni.


Gli alunni hanno seguito con interesse le spiegazioni della guida, sono rimasti sorpresi di fronte a certe tradizioni ebraiche, hanno appreso il ruolo importante che gli ebrei svolsero nell’economia locale e una storia di segregazione anteriore a quella del nazifascismo, ed hanno avuto modo di riflettere sulla spontanea solidarietà e vicinanza che si era creata tra gli ebrei e la popolazione locale.

Filippo Affede , Leonardo Calcabrini ,Giorgio Marini, Lorenzo Mogliani, Alessandro Paoletto

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