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Festa, la poesia si fa film


Ambientato tra Pozzolengo e Monzambano, “Festa” è un mediometraggio di 40 minuti girato da Franco Piavoli, tra il 2015 e il 2016. Nonostante non ci siano dialoghi, è possibile comprendere il significato di questo film osservando attentamente gli sguardi e i volti degli interpreti, i paesaggi, le immagini che raccontano il giorno di festa.

Piavoli esplora i sentimenti umani dalla gioia alla solitudine, dall’amore alla delusione. Lo fa, tuttavia, lasciando che la macchina da presa registri le espressioni del viso. Per questo il regista, come ci ha spiegato nell’incontro che è seguito alla visione dell’opera cinematografica, ha focalizzato la sua attenzione sugli occhi e sui volti degli attori, attraverso inquadrature di primi piani e di dettagli.

Anche le musiche svolgono un ruolo importante, poiché accompagnano i momenti di svago, sottolineandone gli aspetti gioiosi e giocosi.

Piavoli ha catturato le immagini della festa di San Pietro, nel suo paese natale. Si vedono persone di tutte le età che trascorrono questa giornata festiva in modo differente: i più anziani si divertono ballando; i ragazzi si dilettano andando sulle giostre, mentre i più piccoli partecipano in modo vario (osservando le performances degli artisti di strada, muovendo gli sparkler, ecc.).

Alcuni rimangono fuori dalle danze e dai festeggiamenti, restando a guardare le altre persone che scherzano in compagnia.

Numerosi critici hanno associato questo film alla lirica leopardiana, in particolare alla poesia “La sera del dì di festa”.

Anche noi abbiamo riscontrato degli elementi in comune come la Luna, messa in evidenza nella parte finale del film: quando tutti gli abitanti dopo la festa sono tornati a casa, il regista si sofferma su un’immagine notturna del paese illuminato dalla sua luce argentea. Forse il satellite vuole rappresentare la vita che continua, la speranza in un nuovo giorno e la “promessa” che la festa si ripeterà l’anno successivo, riportando gioia, felicità, amore, ma esaltando anche la solitudine, la tristezza, la noia, la delusione, perché esse fanno parte dell’esistenza umana.

Un richiamo alle tematiche care al poeta recanatese è costituito, inoltre, dalla descrizione del paesaggio e dalle persone che non partecipano alla festa, isolandosi dagli altri.

Noi ragazzi abbiamo posto molte domande, a cui il regista ha risposto mostrando grande disponibilità, ascoltando le nostre impressioni e soddisfacendo le nostre curiosità.

Questo mediometraggio è inusuale per la nostra età, perché non abbiamo avuto l’opportunità di rapportarci con diverse tecniche cinematografiche, nonostante ciò lo abbiamo apprezzato molto.

Matilde Marinelli e Giulia Sartelli

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