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Il WFP e l'obiettivo dell'autosufficienza alimentare


Il problema della fame nel mondo non può lasciarci indifferenti. Il WFP si adopera da anni per limitarlo, ma tutti noi, proprio tutti, dobbiamo impegnarci per debellarlo.


Il World Food Programme è un’ Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare. Ha sede a Roma, è stata fondata nel 1961 e opera in circa 78 Paesi.

Quando, a causa di emergenze, conflitti, guerre, viene a mancare alimentazione ai popoli, la WFP si attiva ed aiuta le persone a ricostruire la propria vita. Il motto dell’Agenzia è "Combatti la fame del mondo" e per metterlo in pratica essa collabora con la FAO, l’IFAD e con l’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura.

Una rappresentante del WFP (il suo nome è Dimanche) racconta la terribile realtà del conflitto in Sud Sudan: ventiduemila persone sono state messe sotto protezione degli operatori di pace delle Nazioni Unite e sono state aiutate a sopravvivere dopo due anni di terribile guerra civile.

Molti di loro sono rimasti traumatizzati, alcuni nel fisico, altri nell’animo. Tutti terrorizzati.

Vivere nel Sud Sudan e in Uganda è estremamente difficile. Donne e bambini, i più deboli, venivano rapiti e spesso violentati. La testimone racconta della attività di aiuto del WFP anche nelle scuole e sottolinea che senza questa organizzazione quelle popolazioni, di cui nessuno parla, non avrebbero avuto cibo, sarebbero rimaste sempre affamate e non avrebbero avuto nemmeno un’educazione. In poche parole, sarebbero state sempre vulnerabili.

Tutti siamo consapevoli che nel mondo ci sono molte persone affamate. Esse si dividono tra quelle che non ricevono un nutrimento bilanciato per essere sane e quelle che non mangiano a sufficienza; entrambe rischiano di morire senza soccorso.

La povertà, quando è combinata ad alluvioni, inondazioni,siccità e guerre, mette intere comunità nell'impossibilità di trovare cibo e, a volte, perfino l'acqua. Spesso i bambini sono quelli che soffrono maggiormente: i loro corpi possono assorbire una quantità limitata di grassi, nutrimento e acqua. In sintesi, i bambini sono meno resistenti degli adulti e per questo destinati a morire per primi.

Tutti siamo tristi quando apprendiamo che ci sono bimbi affamati, sappiamo che sono talvolta aiutati, ma spesso gli sforzi non sono efficaci. È importante sapere che i soldi non sono l'unica risorsa che possiamo donare, dovremmo dedicare anche il nostro tempo e mostrare a quelle persone come coltivare in modo più produttivo.

Un detto cinese recita: "Dai ad un povero un pesce e lo sfamerai per un giorno, insegnagli a pescare e mangerà per tutta la vita".

Quindi per migliorare le condizione di fame nel mondo bisogna, come dice il direttore generale della FAO, Josè Graziano Da Silva, "aiutare i piccoli agricoltori e unire investimenti privati con forme di protezione sociale".

Perciò, 'bisogna passare ai fatti' come dichiara Ban Ki-Moon, segretario generale dell' ONU. Anche all'Expo egli ha ribadito che tanti, troppi soldi sono usati per la guerra e non per sostenere l'agricoltura dei paesi in via di sviluppo.

È necessario quindi che i paesi ricchi del mondo non siano egoisti.

In ultimo, ma non per importanza, anche noi, nel nostro piccolo possiamo contribuire: bisogna evitare lo spreco, che condiziona moltissimo la fame. Basti pensare che tonnellate di cibo vengono buttate ogni anno. La nostra società vive la contraddizione della "scarsità nell'abbondanza", prova di una mancanza di equilibrio tra le economie del mondo e la possibilità di accedere alle risorse: mentre molti muoiono di fame, noi gettiamo via il cibo o siamo afflitti dal problema dell'obesità. Quindi tutti, ma proprio tutti, dobbiamo impegnarci per abbattere questa piaga disumana che è la fame.

Peter Buldorini, Allegra Maliani, Aliosha Pennacchioni


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