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Discriminazioni

Essere ricoperta da un burqa o essere trasformata in una bambola?


Come molti sanno in alcuni Paesi del mondo, come in Pakistan, le donne che escono di casa debbono indossare un burqa che le copre dalla testa ai piedi lasciando una fessura per gli occhi. Esse quindi non possono scegliere come vogliono vestirsi e ciò fa sì che non vengano riconosciute perché sono nascoste da una tunica che le rende tutte uguali.


Non tutti sanno, però, che nel Regno Unito molte donne per poter lavorare in alcuni uffici sono costrette a vestirsi secondo un codice di abbigliamento “disumano”, che le obbliga a indossare tacchi a spillo, tingersi i capelli biondi e in alcuni casi ad indossare top scollati e avere lo smalto alle unghie e il trucco sempre ritoccato. Nel dicembre del 2015 è stata licenziata Nicola Thorp, segretaria in una società londinese di consulenze finanziarie, che si ostinava a indossare le scarpe basse. A seguito di questo caso e di altre segnalazioni di donne che si sentivano discriminate dai datori di lavoro, il 25 gennaio del 2017 alcuni deputati del Parlamento britannico hanno esposto un rapporto per denunciare questi codici di abbigliamento considerati “profondamente discriminatori” e chiedere una legge che impedisca alle aziende di imporre un “Dress Code” ( un codice di abbigliamento).


Proprio ieri è stato l’8 marzo: facciamo gli auguri a tutte le donne del mondo affinché siano riconosciuti i loro diritti di libertà e possano essere accettate per quello che sono.



Andrea Raimondi, Ilaria Baldassarri, Camila Perri,

Arianna Conversini, Hassan Ayaz

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